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Animali
La lista degli animali selvatici che vivono nelle aree urbanizzate è sicuramente molto lunga e può dipendere da diversi fattori: la localizzazione delle aree verdi e blu; la presenza di specie vegetali; la quantità, ampiezza e qualità delle acque; la gestione e cura dei diversi ambienti; la frequentazione e utilizzo finale dell’area. Di seguito una prima lista di animali che è possibile incontrare nelle aree verdi e blu oggetto del progetto.

airone_cenerino
Ardea cinerea Linnaeus, 1758
L’Airone cenerino è un grande uccello che da adulto può raggiungere il metro d’altezza. E’ il più grande degli aironi europei. Le sue piume sono grigie nella parte superiore e bianche in quella inferiore. Le zampe e il becco gialli. Un evidente ciuffo di piume nere parte dalla sommità posteriore e superiore dell'occhio e prosegue fino sul collo. Si nutre principalmente di pesci, ma può anche cacciare anfibi, insetti, crostacei, molluschi, e occasionalmente piccoli rettili e piccoli mammiferi. La tecnica di caccia consiste nel rimanere immobile, con le lunghe zampe immerse nell'acqua finché, che con uno scatto improvviso, la preda viene infilzata con il becco appuntito e inghiottita in un sol boccone. È attivo sia di giorno che di notte, e per nutrirsi si sposta anche di decine di chilometri dal luogo di nidificazione. Il nido è normalmente una piattaforma di rami costruita nella parte alta degli alberi, anche se occasionalmente può essere costruito in un canneto o sul terreno. Le uova sono 4-5 per nido. Raggiunta l'età adulta possono superare i 20 anni di vita. Nidifica in garzaie realizzate in luoghi protetti, alberati e generalmente vicini all'acqua; frequenta prati umidi e torrenti anche nei pressi di centri urbani e abitati, segno di un forte adattamento della specie in zone vicine all'uomo come boschi di pianura di alto fusto, pioppeti coltivati, alberate in prossimità di zone umide e corsi d'acqua.

Strix aluco Linnaeus, 1758
L’Allocco è un rapace notturno tipico abitante dei boschi che da alcuni anni si è però ben ambientato in alcuni parchi del comune di Assisi. Durante il giorno riposa tra la fitta chioma dei grandi alberi dove si mimetizza vicino al tronco. Generalmente si lega al partner per tutta la vita. Per riprodursi utilizza cavità di alberi, case disabitate e all’occorrenza cassette nido, oppure anche i nidi abbandonati da altri uccelli e perfino tane di mammiferi. L’Allocco riesce a girare la testa fino a 270° grazie all’apparato scheletrico e muscolare di cranio e collo. I maschi segnalano e difendono il proprio territorio con il tipico richiamo che ha tonalità differenti da individuo a individuo: il canto varia e diventa più aggressivo se l’intruso non è un vicino già conosciuto, ma piuttosto un contendente ritenuto quindi più pericoloso. E’ dotato di becco adunco e forti artigli con i quali cattura mammiferi di piccole e medie dimensioni, come scoiattoli, ghiri e donnole, piccoli anfibi e varie specie di uccelli, non disdegnando anche scarafaggi e grossi bruchi. Grazie allo sviluppatissimo senso dell’udito ed al volo estremamente silenzioso, fondamentali per la caccia notturna, individua e ghermisce a sorpresa le prede che si accorgono dell’attacco solo quando per loro è ormai troppo tardi. Le prede vengono inghiottite intere e le parti indigeribili come ossa, pelo ed esoscheletri di insetti, vengono poi espulsi dal becco sotto forma di piccoli ammassi chiamati borre.

Anas spp.
Anas è un genere di uccelli che comprende almeno una trentina di specie in tutto il mondo. Sono generalmente caratterizzate da un becco largo, appiattito; 4 dita interamente palmate tre delle quali rivolte in avanti; un accentuato dimorfismo sessuale e un piumaggio variamente colorato. Acquatiche, nuotano, si tuffano e si sommergono. Molto comuni in tutte le aree blu urbane e periurbane del continente europeo. Da sempre (se ne ha testimonianza in numerosi testi latini) hanno raggiunto un livello di addomesticamento e confidenza con l’uomo molto elevato. Forse la specie più nota è l’anatra selvatica o germano reale.

Apis mellifera ligustica Spinola, 1806
Tra i più conosciuti insetti impollinatori, le api svolgono un ruolo cruciale anche negli ecosistemi urbani. Minacciate da pesticidi, perdita di habitat, monocolture, parassiti, malattie e cambiamenti climatici, le api sono in serio declino. La moria delle api costituisce un problema sempre più grave e per questo oltre a promuovere progetti di ricerca e monitorarne lo stato di salute, è necessario che tutti i cittadini imparino a comprenderne l’importanza e a tutelarne l’esistenza. Ciò che possiamo fare nel nostro piccolo, è cercare di non ucciderle, e se ci imbattiamo in qualche alveare segnalarlo alle autorità competenti, che provvederanno a rimuoverlo in sicurezza. L’"Apis mellifera" nota anche come ape domestica o ape europea, è la specie di ape più comune in Italia. E’ un insetto sociale, vive cioè in gruppi ma ogni individuo ha compiti diversi. Le api tendono a non pungere gli esseri umani se non espressamente attaccate e il loro veleno è solitamente innocuo. Con l’arrivo dell’estate aumentano le probabilità di imbatterci in api, vespe, calabroni e simili che ronzano attorno agli avanzi del nostro cibo o corteggiano le aiole fiorite di parchi e giardini. E’ quindi indispensabile saperli riconoscere per capire quando sia o meno il caso di allontanarci. Tra le caratteristiche fisiche di base ricordiamo: 1,5 cm circa di lunghezza, torace marrone "peloso", addome giallo e nero.

Delichon urbicum Linnaeus, 1758
Il Balestruccio è una piccola rondine che ha una particolare predilezione per gli ambienti antropizzati e sceglie aree anche densamente abitate per riprodursi. La sua silhouette affusolata ed aerodinamica ha un riconoscibile piumaggio nero-bluastro lucido sul dorso con gola e pancia bianca così come anche le zampe ricoperte di piume. E’ facile osservarlo ad Assisi anche sul monumentale edificio della Basilica che offre un ideale sito di nidificazione. Il Balestruccio arriva in Italia a marzo e vi rimane circa sette mesi, fino a ottobre, per poi ripartire verso le regioni subsahariane e il sud dell’Africa, dove passa l’inverno in climi più caldi. Ma ritorna nello stesso luogo ogni primavera per tutta la sua vita. E’ una specie gregaria: migra in gruppo e nidifica all’interno di colonie molto numerose. Nidifica principalmente sotto le grondaie o i cornicioni degli edifici. La costruzione del nido è molto elaborata e richiede circa due settimane: vengono utilizzate minute palline di fango incollate con la saliva a formare un piccolo globo con un foro d’accesso laterale o superiore. L’interno del nido viene ricoperto di fieno e piume. I Balestrucci, come le Rondini, i Rondoni e i Passeri per la loro caratteristica di nidificare sugli edifici, sono specie tutelate e protette e per legge quindi i loro nidi non possono essere distrutti. Il Balestruccio non ama posarsi sui rami e supera la Rondine comune in agilità, velocità dei volteggi e anche per le altezze raggiunte in volo: è un agile e veloce volatore che caccia in volo piccoli insetti. William Shakespeare così descrive il Balestruccio nel Macbeth, riferendosi all’abitudine di costruire il nido in qualunque spazio, creato dall’uomo o dalla natura, sufficientemente riparato e accogliente: "Non v’è sporgenza, fregio, contrafforte o cantuccio che appena sembri adatto, dove l’uccello non abbia intessuto con grande amore il suo pendulo letto e n’abbia fatto una feconda culla".

Motacilla alba Linnaeus, 1758
la Ballerina Bianca si può facilmente osservare tutto l’anno sui tetti e nei sentieri di Petrignano d’Assisi. Delle dimensioni di un merlo, ha un aspetto elegante e slanciato, con una lunga coda ed una caratteristica livrea bianca, nera e grigia. La Ballerina bianca deve il suo nome al tipico modo di muoversi sul terreno: cammina velocemente muovendo ritmicamente la coda e spicca voli ondulati dopo una rapida corsa. Piuttosto comune nella nostra regione (Umbria) frequenta le zone umide e i campi arati, le rive dei laghi e, in generale, i luoghi in cui siano presenti specchi e corsi d’acqua, poiché è qui che la Ballerina bianca va a caccia delle sue prede. Nel suo ambiente preferito si nutre prevalentemente di insetti, ragni e piccoli molluschi. Negli ultimi decenni come tante altre specie selvatiche si è adattata agli ambienti urbani e periurbani, dove è facile osservarla spostarsi camminando sui tetti e sulle strade poco trafficate ed anche sulle mangiatoie di parchi e giardini purché siano localizzate in ampi spazi aperti. Nell’area di Petrignano la si può osservare a caccia nei prati e nei campi o sulle sponde del Chiascio. Quest’uccello passeriforme spesso insegue le mandrie di animali al pascolo per catturare, cacciando in volo, gli insetti o altri invertebrati che si sollevano fra gli zoccoli. Tra gli adattamenti più singolari di alcune popolazioni di Ballerine bianche vi è l’abitudine di alimentarsi dei parassiti delle pecore, zecche ed altri insetti annidati nel mantello lanoso, posandosi direttamente sugli animali in particolare nel periodo successivo alla tosatura degli ovini.

Hierophis viridiflavus Lacépède, 1789
Il Biacco è un serpente, non velenoso, oggi diventato molto frequente anche nelle nostre città (giardini, parchi pubblici ma anche nelle zone umide e paludose). Frequentando gli ambienti urbanizzati il Biacco trova sicuramente cibo e riparo, ma anche i suoi predatori. Si distingue per la particolare colorazione dominata nelle parti superiori dal nero ma con il ventre di colore chiaro. Il capo e il dorso hanno screziature gialle che formano un reticolo irregolare. Diversamente dalla biscia d'acqua, le squame del dorso sono completamente lisce. È un serpente molto agile e veloce (fino a 11 km all'ora), ottimo arrampicatore e buon nuotatore. Può raggiungere mediamente 1,5m di lunghezza. Ha abitudini diurne. Si nutre di altri rettili, di uova di piccoli uccelli, di piccoli mammiferi (topi e ratti) ed anfibi; occasionalmente nuota agilmente in immersione, alla ricerca di piccoli pesci. Il periodo dell’accoppiamento coincide con l’inizio della primavera. E’ poi molto attivo nel periodo di schiusa delle uova (agosto-settembre) e infine all’inizio dell’autunno quando ha necessità di nutrirsi prima del lungo letargo invernale. Se disturbato dall'uomo, preferisce darsi alla fuga, ma se catturato o bloccato non esita a lanciarsi con furia verso l’aggressore assestando numerosi morsi, che, a causa dei denti ricurvi e affilati, possono procurare delle leggere lacerazioni. Il morso è tuttavia innocuo.

Capreolus capreolus Linnaeus, 1758
Il Capriolo è un mammifero ungulato che si presenta con un manto tendente al fulvo. Negli ultimi decenni del secolo scorso la specie, quasi scomparsa a causa dell’indiscriminata caccia, ha ricolonizzato spontaneamente le Alpi e gli Appennini settentrionali, mentre in quelli centrali e meridionali si è diffuso grazie a numerose reintroduzioni in parchi, riserve e foreste demaniali. Vive in boschi con fitto sottobosco, inframmezzati da radure, zone cespugliose e nelle campagne coltivate purché vi siano boscaglie in cui rifugiarsi. E’ una specie erbivora: si nutre in particolare di erba, ma non disdegna corteccia, foglie, germogli di latifoglie, conifere e frutti. Il maschio è provvisto di un palco, negli adulti con tre punte per lato, che cadono ogni anno in autunno e ricrescono alla fine dell'inverno. Le recenti ricerche scientifiche hanno messo in evidenza un complesso comportamento sociale: mentre i maschi conducono per gran parte dell'anno un'esistenza solitaria, le femmine vivono riunite in branchi composti da 3-7 individui in cui le gerarchie e i rapporti sociali sono ben definiti e strutturati e dove c’è sempre un individuo dominante. Con l'arrivo dell'autunno anche i maschi si uniscono ai branchi di femmine ma vanno ad occupare spesso un posto subordinato nella gerarchia del gruppo. Il periodo degli amori va da metà luglio a fine agosto. Le femmine nella tarda primavera partoriscono, normalmente 1 o 2 piccoli, raramente tre, dal caratteristico mantello bruno maculato. Facendo una passeggiata nel bosco in primavera può capitare di imbattersi nei cuccioli di pochi giorni o settimane, soli solo in apparenza, infatti le madri si allontanano temporaneamente per cercare cibo. Bisogna dunque evitare di toccare o peggio ancora raccogliere i piccoli che nell'attesa si nascondono immobili fra la vegetazione, perché l'odore umano allarmerà la madre che smetterà di allattarli, con gravi conseguenze per la loro sopravvivenza.

Cyprinus carpio L., 1758
La Carpa è sicuramente uno dei pesci più noti che popolano i nostri corsi d’acqua. Ma se, nonostante le sue origini asiatiche nei fiumi italiani è oramai ben acclimatata e considerata di grande interesse per la pesca, è pur vero che è facile trovarla anche negli stagni, nei laghetti e nelle fontane cittadine. La Carpa è un ciprinide che può raggiungere anche grandi dimensioni e non ha particolari esigenze ambientali. L’alimentazione degli adulti è a base di organismi acquatici dalle ridotte dimensioni: vermi, larve, gasteropodi, bivalvi ed invertebrati in genere, scovati filtrando e rovistando fra i sedimenti o nel fondo delle vasche, ma non disdegna ovature di pesci o di anfibi, piccoli avannotti o girini, risorse alimentari di facile accesso sulla componente vegetale. Differenti aspetti e livree sono diffuse nelle nostre aree blu. Ciò potrebbe far pensare a diverse specie, tuttavia, anche la più colorata delle carpe koi altro non è che un "Cyprinus carpio". Oggi è così sempre più facile ritrovare nelle fontane delle nostre città i colori sgargianti delle carpe allevate a scopi ornamentali (rosso, arancione, bianco), che si alternano ai colori bruno-bronzeo della forma selvatica.

Cyprinus carpio
La Carpa koi è un pesce ornamentale asiatico ottenuto da incroci tra diverse specie. E’ considerata tra i pesci decorativi più belli e costosi al mondo. E’ onnivora con tendenza erbivora e questo giustifica il carattere pacifico e gregario della specie. Si caratterizza per la variabilità e vivacità dei colori e per la presenza di due barbigli ai lati della bocca, con i quali cerca cibo nel fondo fangoso, ciottoloso o sabbioso delle fontane cittadine. Ama vivere in gruppi. Sono particolarmente attive quando la temperatura dell’acqua supera i 15-20°C, mentre sotto i 10°C entrano in una fase di semi-ibernazione, nascondendosi sul fondo della fontana sepolte nel fango per proteggersi dal freddo e superare l’inverno. Possono essere molto voraci. Di indole mansueta, nella cultura popolare giapponese è simbolo di amicizia.

Cygnus olor Gmelin, 1789
Il Cigno è un uccello acquatico di grosse dimensioni. Si caratterizza per le corte zampe palmate, un lungo collo e grandi ali. I cigni nascono con il piumaggio grigio ma gli adulti, secondo la specie, possono essere totalmente bianchi o neri. In effetti nessun Cigno adulto ha il piumaggio totalmente nero: anche il Cigno nero presenta piume bianche nelle ali, ben visibili quando vengono dispiegate ma nascoste completamente quando le ali sono ripiegate lungo il dorso. Hanno portamento elegante e l'aspetto degli esemplari dei due sessi è molto simile. Possono talvolta diventare estremamente aggressivi e pericolosi se si sentono minacciati o per difendere il territorio. I Cigni generalmente formano coppie monogame che restano tali tutta la vita. Nidificano tra i canneti, dove la femmina cova le uova azzurrognole, mentre il maschio fa la guardia al nido. Sono essenzialmente erbivori: si nutrono in prevalenza di piante acquatiche e palustri, che strappano dal fondo o dalle rive; possono però nutrirsi anche immergendo il capo fino a una profondità massima di circa 80 centimetri o a profondità maggiori verticalizzando tutto il corpo a testa in giù. Per far questo immergono la parte anteriore del corpo mentre quella posteriore viene elevata fuori e per mantenere in equilibrio questo assetto, usano le zampe. Possono camminare sulla terraferma lungo le rive, cibandosi così di erbe, foglie e semi, evitando comunque di allontanarsi molto dall'acqua. Per aiutare la digestione, talvolta ingeriscono delle piccole quantità di sabbia, che nel loro intestino ne facilita la triturazione. La dieta non è strettamente vegetariana: infatti, insieme alle erbe, mangiano anche piccoli animaletti acquatici come crostacei, larve d'insetti e piccole lumache.

Phoenicurus ochruros S.G.Gmelin, 1774
Il Codirosso comune arriva nel nostro territorio, migrando dall’Africa, in primavera, quando il Codirosso spazzacamino si sposta alle quote più alte. Il suo carattere distintivo è la coda dal color rosso-ruggine che muove continuamente quando si posa. Il maschio presenta una colorazione nera su gola, parte inferiore della testa e dorso, mentre le ali sono nero-grigiastre; sulla fronte spicca una caratteristica fascia bianca. La femmina ha il piumaggio di un color bruno, ma le penne del sottocoda rimangono rossastre. Il maschio, che si occupa di trovare il sito adatto alla nidificazione, per attirare la femmina vola intorno alla cavità prescelta su alberi o muri con le ali e la coda aperte emettendo un richiamo caratteristico, entra ed esce dal foro e si sporge all’esterno con il capo o la coda. Sarà però poi la femmina, una volta scelto il sito, ad occuparsi interamente della preparazione del nido. Nella zona della Rocca Minore di Assisi, è possibile osservarlo in canto o a caccia di piccoli invertebrati sulle mura e sulla cima delle grandi querce che circondano l’antico edificio.

Phoenicurus phoenicurus Linnaeus, 1758
Il Codirosso spazzacamino è un piccolo uccello canoro che si sposta nelle aree collinari e vallive per superare la scarsità di cibo. Negli ultimi decenni si è adattato all'habitat urbano come quello di Assisi, dove in autunno e inverno è facile osservarlo sugli antichi palazzi e nelle zone industriali: frequenta i tetti, i camini e le antenne dai quali, anche in inverno, emette il suo tipico canto. Quando non è in volo, è appollaiato su sporgenze di edifici o su altri posatoi muovendo in modo caratteristico la coda rosso-arancione che si presenta simile in entrambi i sessi. Dalle dimensioni simili a quelle di un passero comune, il maschio si caratterizza per il piumaggio grigio-scuro tendente al nero e con sulle ali una striscia bianca ben visibile nell’adulto. Il piumaggio della femmina ha invece tonalità più smorzate sul grigio cenere. Si ciba prevalentemente di invertebrati che caccia fra le rocce e gli anfratti; nei mesi autunnali ed invernali integra la dieta con bacche e piccoli frutti. La coppia, monogama, nel mese di maggio costruisce il proprio nido nelle fessure delle rocce o più raramente in grossi tronchi.

Anas acuta Linnaeus, 1758
Si tratta di un’anatra di superficie con collo lungo e coda appuntita. Il maschio si distingue molto facilmente per via del colore bruno-cioccolato della testa e della parte superiore del collo, mentre il colore del petto è bianco. Frequenta ambienti acquatici aperti e paludosi. Nidifica nell’erba, tra le dune, in genere sul suolo asciutto e non vicino all’acqua. La sua alimentazione è soprattutto vegetali, come semi, tuberi, rizomi, o di organismi animali quali coleotteri d’acqua, larve d’insetti, molluschi, crostacei e girini che trova nel fondale fangoso delle zone umide, con vegetazione non troppo fitta. In Umbria è più che altro di passaggio, nei mesi di febbraio-marzo o in autunno.

Columba livia L., 1758
Il Piccione domestico è il primo uccello che sia mai stato addomesticato. Lo attestano le tavolette cuneiformi della Mesopotamia e i geroglifici egizi di più di 5000 anni fa. E’ un uccello rinselvatichito. Diffuso in tutto il mondo comprende diverse sottospecie quali il piccione viaggiatore, il colombaccio, il colombo domestico, il piccione selvatico. Il Piccione domestico è granivoro, quindi la sua alimentazione si basa su cereali e leguminose. Ha abitudini stanziali e nidifica su costoni e pareti rocciose, facilmente ritrovabili in un ambiente urbano dove gli edifici, soprattutto quelli più antichi, presentano anfratti e rifugi che riproducono molti aspetti naturali. Vivono in grandi gruppi nei centri urbani dove hanno la possibilità di trovare cibo abbondante con minimo dispendio energetico, un microclima molto favorevole, scarsa competizione per le fonti di cibo, e mancanza di predatori. I Piccioni o Colombi di città sono caratterizzati da un alto tasso riproduttivo: 6, o anche 9 accoppiamenti annuali, con due uova per covata. La vita media è di 2,5-3 anni. Possono essere portatori di malattie infettive e parassiti nocivi per la salute dell'uomo. Attraverso le loro deiezioni deturpano monumenti, edifici e possono contaminare alimenti o merci. I principali predatori dei Piccioni possono essere i falchi o falchetti di campagna, i gheppi, e quando non sono adulti, bisce e vipere.

Martes foina Erxleben, 1777
La Faina è un piccolo e feroce carnivoro che in natura frequenta una grande varietà di ambienti, dalla pianura fino ai 2.000 m, prediligendo aree forestali e boschive. Ma negli ultimi anni si è sempre più avvicinato alla città ed oggi possiamo considerarlo adattato alla vita in aree urbane. E’ un animale dalle abitudini notturne: di giorno si rifugia in cavità naturali e anfratti riparati in antichi ruderi. Al tramonto o a notte fatta esce per muoversi solitario e cacciare. Tendenzialmente carnivoro caccia sugli alberi, sulle mura e sui tetti degli edifici antichi dove si apposta per lunghe ore in attesa delle prede, talvolta di dimensioni ben più grandi delle sue, come fagiani e ratti, che cattura di sorpresa. Integra la dieta con miele, bacche, uova. Ha la strana e particolare tendenza a mettere fuori uso le automobili masticandone i cavi in gomma del motore. Quando la Faina riesce ad intrufolarsi in un pollaio o in una conigliera, molto spesso uccide un numero di animali molto maggiore al suo fabbisogno immediato di cibo. Questo comportamento, noto come "surplus killing", ha fatto nascere la credenza popolare, assolutamente errata, secondo la quale si nutrirebbe principalmente, o addirittura esclusivamente, del sangue delle proprie prede.

Gallinula chloropus Linnaeus, 1758
La Gallinella d’acqua è un uccello che si caratterizza per il piumaggio scuro su cui risulta molto evidente la macchia di cera rossa alla base del becco giallo. L'atteggiamento e la fisionomia di questo uccello selvatico ricordano molto un pollo domestico: proprio da questa somiglianza deriva il nome di Gallinella d'acqua. Maschi e femmine hanno lo stesso aspetto. L’habitat ideale è rappresentato dalle zone umide: stagni, laghi, rocce, terreni umidi e acque che scorrono lentamente con molte piante acquatiche. È qui che la Gallinella d’acqua riesce anche a recuperare le sue prede: insetti acquatici, piccoli pesci, crostacei, molluschi e germogli. Goffe sulla terraferma sono molto abili negli ambienti acquatici dove nuotano con caratteristici movimenti a scatti. Non è considerata una specie in pericolo perché ampiamente diffusa in tutta Europa. I nidi sono depositati in mezzo alla vegetazione nei pressi della riva. La specie è nidificante e stanziale. E’ solita ripararsi tra gli alberi vicini all’acqua. Tollera abbastanza bene la presenza umana, per questo motivo è spesso presente nei parchi e nei giardini urbani.

Egretta garzetta Linnaeus, 1766
La Garzetta è un piccolo airone dall’elegante piumaggio bianco. Il becco è nero e sottile, le zampe lunghe, nere e caratteristici piedi gialli. Nel periodo riproduttivo, l'adulto sviluppa penne ornamentali, lunghe fino a 150 mm, sulla nuca, sulla base del collo e del petto. E’ un uccello molto legato all'acqua: vive lungo le rive boscate di grandi fiumi e in zone acquitrinose. Lungo il Chiascio la si può osservare in caccia spostarsi rapidamente nell’acqua bassa e con veloci movimenti laterali della testa catturare piccoli pesci, rane, granchi ed insetti acquatici. Spesso nei campi segue i mezzi meccanici che rivoltano il terreno o accompagna anche il bestiame al pascolo alla ricerca di insetti, piccoli rettili, mammiferi e uccelli di piccola taglia. Nidifica in colonie dette “garzaie” spesso con altre specie di aironi, in boschetti nei pressi di ambienti umidi dove costruisce un rozzo nido su alti alberi. Cacciata estensivamente nel XIX secolo per le sue penne ornamentali considerate merce pregiata nel campo della moda, la Garzetta si estinse nell'Europa nord-occidentale, con un drastico calo di numero anche nel sud del continente. Le leggi finalizzate alla sua conservazione introdotte dal 1950 hanno consentito al piccolo airone di riprendersi e di diffondersi nuovamente nel nostro continente. La specie ha di recente scoperto le rotte occidentali e sta procedendo la sua espansione fino al Nuovo Mondo.

Pica pica Linnaeus, 1758
La Gazza è un uccello noto per la sua intelligenza e per il comportamento curioso. E’ animale sociale che ama vivere in gruppi numerosi. Il piumaggio è nero e bianco e ha una coda lunga e trapezoidale nera con evidenti riflessi metallici bronzeo-verdastri. Il becco è nero. La dieta della Gazza è molto varia e comprende insetti, piccoli mammiferi, uova e nidiacei di altri uccelli, frutta e semi. I diversi individui comunicano tra loro attraverso una serie di richiami e suoni che utilizzano per segnalare la presenza di cibo o di pericoli. Sono in grado di utilizzare strumenti per ottenere cibo, un comportamento che è stato osservato solo in poche altre specie animali. Il nido della Gazza è costituito da ramoscelli e foderato con materiali morbidi come muschio, lana o peli di animali. A volte sono decorati con oggetti luccicanti. E’ in genere localizzato in luoghi nascosti o di difficile accesso. Sono molto territoriali. Il comportamento della Gazza ladra è stato oggetto di numerosi studi scientifici. Gli esperti hanno scoperto e dimostrato che questi uccelli sono in grado di riconoscere se stessi in uno specchio e non sono attratti dagli oggetti luccicanti per il loro valore, ma data la loro indole sempre alla ricerca di nuovi stimoli e di nuove esperienze, li raccolgono per il piacere di manipolarli e il gusto della novità.

Anas platyrhynchos Linnaeus, 1758
Il germano reale trascorre gran parte della giornata sull’acqua e si spinge sulla terraferma solo per la nidificazione o per riposare. Diffusissimo nei nostri stagni e corsi d’acqua, si è adattato oramai a vivere sia in campagna sia in città. Presenta differenze assai marcate tra i sessi per quanto riguarda la colorazione del piumaggio: il maschio ha testa e collo verde scuro, brillante, e un sottile collare bianco che sottolinea il contrasto con il nero del petto. Anche la coda è scura, con sfumature grigie e qualche tratto bianco. La femmina, al contrario, è in prevalenza bruna, con una varietà di sfumature dal beige al marrone. Il periodo della riproduzione va da febbraio a luglio. Terminato il periodo dell’accoppiamento, durante l’estate i maschi perdono i colori brillanti fino ad assumere una colorazione simile alle femmine. Il nido è piuttosto rudimentale, fatto di ramoscelli e di piume che la femmina strappa da un punto particolare del proprio petto. E’ la specie di anatra più cacciata in tutta Europa e quindi anche la più allevata a scopo venatorio.

Hystrix cristata Linnaeus, 1758
Nei grandi parchi può essere abbastanza facile incontrare l’Istrice. Roditore di grandi dimensioni si caratterizza sicuramente per la presenza di setole e aculei sul dorso. Gli aculei possono raggiungere i 30 cm di lunghezza, e si contraddistinguono per la presenza di anelli bianchi e neri alternati, solitamente 4 o 5, e terminano con una lunga punta bianca. Sulla cresta nucale, invece, sono presenti lunghi peli sottili, fino a 45 cm, principalmente neri. Il collo e la testa sono inoltre ricoperte da setole scure. Sia la cresta che gli aculei si drizzano quando l'animale è impaurito o minacciato. E’ una specie notturna. Durante le ore diurne si rifugia nelle buche sotto gli alberi o in tane abbandonate di altri animali e nei crepacci rocciosi. Non scava le proprie tane. A causa delle sue grandi dimensioni si muove trotterellando. Non è in grado di arrampicarsi. Sono animali sociali e gregari. È specie erbivora. Si nutre di frutta caduta, radici, bulbi e cortecce.

Spatula querquedula Linnaeus, 1758
La Marzaiola è un uccello acquatico molto diffuso in tutto il continente Europeo. In inverno si trattiene vicino ai laghi e nei territori fluviali alluvionali. E’ considerata un’anatra “di superficie”, in quanto immerge solamente il capo per nutrirsi ed evita di andare sott’acqua. La specie si nutre essenzialmente di vegetali che trova a pelo d’acqua, oppure di piccoli animali acquatici: insetti e loro larve, crostacei, molluschi, vermi, girini, avannotti. Piuttosto pigra, trascorre la giornata riposando e dormendo. Maschio e femmina sono molto simili nel colore del piumaggio. Particolare però inconfondibile è una macchia a forma di mezzaluna, che va dall’occhio alla nuca. Specie gregaria, durante la migrazione forma stormi di grandi dimensioni in formazione a nuvola, che si innalzano compatti e coordinati, cambiando spesso direzione e struttura. Nidifica in specchi d’acqua dolce anche piccoli, stagni, paludi, terreni allagati anche di piccole dimensioni purché aperti e con fondali bassi, riparati e con vegetazione rada. Per questo oramai è facile ritrovarle anche nelle aree blu urbane e periurbane. Arriva in Italia nel mese di marzo, compiendo una caratteristica rotta di migrazione circolare: in primavera risale sorvolando dapprima il Sahara e successivamente il Mediterraneo centrale, i Balcani e quindi l’Italia.

Sylvilagus floridanus Allen, 1890
Introdotta negli ultimi decenni in Europa a scopi venatori o come animale da compagnia, la Minilepre arriva in Italia nel 1966. E’ una specie oggi molto comune nei giardini e parchi pubblici delle aree urbane e suburbane. Il colore della pelliccia varia dal bruno, al rossiccio, al grigio. Ha orecchie non molto lunghe ma arrotondate, grandi zampe posteriori e una coda bianca a batuffolo. E’ tendenzialmente erbivora: la sua alimentazione può variare a seconda della disponibilità delle risorse alimentari e delle stagioni. Infatti in estate si nutre di vegetali verdi, erbe selvatiche e piante erbacee, erba e trifoglio, ma d'inverno anche di corteccia, germogli e ramoscelli. Questo comportamento che fa parte della loro strategia di sopravvivenza, può causare danni alle piante. Per proteggerle, infatti, alcune amministrazioni utilizzano recinzioni alla base del fusto. E’ un animale territoriale, solitario, soprattutto notturno, ma attivo anche dall'alba al crepuscolo. Quando corre, può compiere salti di 3-4 metri, e per sfuggire ai predatori procede a zig zag. Non scava tane, ma la Minilepre ricava il nascondiglio in piccoli avvallamenti del terreno tra l’erba alta, sotto i cespugli o lungo gli argini dei fiumi. Il periodo riproduttivo va da febbraio a settembre, durante il quale la Minilepre tende a rimanere nascosta nel sottobosco fino a quando la numerosa cucciolata (anche 9 leprotti che nascono ciechi e nudi) diventano abbastanza indipendenti per iniziare a esplorare l’ambiente circostante e a cibarsi di cibo solido.

Aythya ferina Linnaeus, 1758
Il Moriglione è un uccello acquatico che predilige i grandi spazi aperti, in particolare gli specchi di acqua dolce poco profondi e con scarsa vegetazione. Ha un notevole istinto gregario, per cui si riunisce in branchi numerosi non solo con individui della sua specie ma anche di altri uccelli acquatici. E’ considerata una anatra tuffatrice che si alza in volo con fatica, quasi strisciando sul pelo dell’acqua, ma una volta innalzatasi in aria è forte e veloce. La sua specialità è il nuoto sott’acqua, dove è capace di percorrere lunghi tratti in immersione. Il maschio si riconosce per testa e collo rossiccio e il petto nero, la femmina, invece, ha il piumaggio uniformemente bruno tendente al grigio. È una specie onnivora. Si nutre di semi, radici e foglie di piante acquatiche ma si procura il cibo anche immergendosi completamente in acqua per andare alla ricerca di insetti e larve, molluschi, crostacei e anfibi. Per la riproduzione sceglie preferibilmente ambienti d’acqua dolce ma anche salmastre. Nelle aree blu urbane e periurbane il Moriglione si stabilisce soprattutto durante le migrazioni. I periodi di massima presenza sono ottobre-novembre e febbraio-marzo. Il nido, posto sempre nelle vicinanze dell’acqua e nascosto tra la vegetazione è costruito con steli, giunchi e canne.

Myocastor coypus Molina, 1782
La Nutria o Castorino, è un mammifero roditore originario del Sud America. Fu importata in Italia per la sua pelliccia intorno al 1930. Di grandi dimensioni ha incisivi larghi e robusti, di colore arancione. Il pelo è bruno più o meno dorato. I maschi sono solitamente più grandi delle femmine. È una specie semi-acquatica, notturna e serale, anche se è spesso visibile di giorno. Vive in acquitrini, rive dei laghi e corsi d'acqua lenti. Utilizza tane di altri animali come rifugio, oppure scava sistemi di cunicoli che variano da semplici tunnel a complessi di camere e passaggi che si estendono per oltre 15 metri. Questo causa un forte indebolimento agli argini dei fiumi e dei laghi. Si nutre di piante erbacee spontanee acquatiche e non, delle quali preferisce le radici, i tuberi e i rizomi, ma anche dei prodotti dei campi coltivati vicino gli ambienti umidi dove vive causando notevoli danni all’agricoltura. Si riproduce due o tre volte l’anno, tra maggio e novembre. E’ considerata tra le 100 specie alloctone più invasive del mondo e in Italia è ufficialmente ritenuta “specie indesiderabile sul territorio nazionale” perché causa notevoli danni al territorio, alla fauna acquatica e alle colture. Le campagne di contenimento mediante cattura, sterilizzazione chirurgica o immuno-contraccettivi e successiva liberazione, richiedono però rilevanti impegni economici ed operativi, e spesso sono poco praticabili.

Anser fabalis Latham, 1787
L'Oca granaiola ha un piumaggio brunastro con evidenti e forti sfumature bianche e arancioni. Zampe e becco arancione. I due sessi si somigliano e per questo difficilmente distinguibili ad occhi inesperti. Anche quando è posata è difficile riconoscerla per via del suo notevole mimetismo. E’ specie migratrice che nidifica difficilmente in Umbria. Si nutre soprattutto di vegetali che va a cercare nei campi coltivati al tramonto. Si alimenta infatti, camminando su aree aperte e c'è sempre qualche individuo che fa da sentinella pronto a dare l'allarme. E' specie gregaria anche in volo. Il volo è potente, rettilineo, veloce e spesso assume la caratteristica formazione a "V".

Passer italiae Vieillot, 1817
Il Passero comune, o Passera d’Italia, è diffuso negli ambienti antropizzati e nelle campagne con prati e coltivi tradizionali. Dall’indole confidente ed adattabile si avvicina con facilità alle persone alla ricerca di cibo. Tendenzialmente granivora, si nutre di cereali coltivati e graminacee spontanee, ma anche di verdura, frutta, bacche e germogli, integrando la dieta nel periodo della riproduzione con insetti ed altri piccoli invertebrati. Il piumaggio differisce fra maschio e femmina: il maschio ha il capo bruno rossiccio con le guance bianche e un’ampia macchia nera sulla gola, la femmina ha una livrea più dimessa, bruno screziato sul dorso e giallastro sul petto. Nidifica preferibilmente in cavità e nelle fenditure dei fabbricati, ma anche su rocce, scarpate e a volte tra i rami degli alberi, curiosamente alla base di nidi di altre specie anche di grandi dimensioni come aironi e rapaci diurni. Per decenni è stata considerato una sottospecie del Passero domestico. Solo nel 2013 il Congresso Ornitologico Internazionale, grazie a specifici studi genetici che hanno fugato tutti i dubbi, ha riconosciuto il Passero comune come una specie distinta. A causa del massiccio utilizzo dei pesticidi in agricoltura le popolazioni di Passero comune sono in Europa ed in Italia in forte calo. Proprio per tale sensibilità è considerata un indicatore delle buone condizioni degli ecosistemi agrari.

Pavo cristatus Linnaeus, 1758
Il Pavone è un uccello originario dell’India e dello Sri Lanka, noto sin dai tempi dell’Impero Romano. Di taglia medio grande, è conosciuto al grande pubblico per la caratteristica coda piumata dei maschi che ha funzione specifica durante il corteggiamento. Il dimorfismo sessuale di questa specie è molto evidente: il maschio oltre ad essere più grande della femmina, ha la testa e il collo ricoperte di piume blu elettrico dai riflessi metallici. La zona intorno all'occhio è nuda con pelle bianca interrotta da una striscia nera. Sulla nuca un elegante ciuffo. I colori della femmina, invece, sono più scuri: ha la testa bianca e bruna decorata, anche lei, da un piccolo ciuffo di penne sulla nuca. E’ animale onnivoro: la maggior parte della dieta è definita da semi di graminacee, frutti e chicchi di mais, ma non disdegna insetti, e anche piccoli vertebrati come rettili e roditori. E’ animale poligamo per cui ogni maschio ha un harem di 4-5 femmine. In primavera il Fagiano femmina depone dalle 4 alle 9 uova in un nido scavato a terra. Il volo è basso e poco attivo. E’ un uccello camminatore. Tra gli animali più apprezzati per la bellezza della livrea e della coda del maschio, e per la sua grande adattabilità, il Pavone oggi è spesso allevato come principale ornamento per parchi e giardini pubblici.

Dendrocopos major Linnaeus, 1758
Il Picchio rosso maggiore è un uccello insettivoro oramai ben adattato ai parchi cittadini, dove sono presenti alberi di grandi dimensioni. E’, infatti, un grande cacciatore di larve ed insetti che ricerca nelle cortecce degli alberi ed individua grazie al rumore che questi emettono rodendo il legno. Con il robusto becco il Picchio rosso maggiore buca la corteccia dell’albero “tambureggiando” all’incredibile ritmo di 10-16 percussioni al secondo e con la lunga lingua retrattile cattura le prede. La sua dieta è integrata da semi, ghiande e frutta. I due sessi presentano una livrea simile: bianca e nera con sottocoda rossa. Il maschio si distingue soltanto per un’ulteriore ed evidente macchia rossa sulla nuca. Il becco è nero, appuntito e robusto, e le zampe sono conformate per agevolare lo spostamento in verticale sui tronchi, che il Picchio rosso maggiore risale a saltelli aggrappandosi con le forti zampe e aiutandosi con la rigida coda. Al di fuori del periodo riproduttivo è una specie solitaria, ma a febbraio inizia a mostrare un comportamento territoriale. Il maschio difende vivacemente la propria porzione di bosco con l’insistente “tambureggiare” sui tronchi per delimitare il territorio ed attirare l’attenzione della femmina. Al termine del lungo rituale di corteggiamento, la coppia nidifica in cavità scavate nel tronco o in rami particolarmente robusti. Il nido viene trovato a circa una decina di metri d’altezza ed ha un diametro d’ingresso non superiore ai 5 centimetri.

Chiroptera Blumenbach, 1779
I Pipistrelli appartengono ad un ordine di mammiferi placentati molto numeroso. Secondo la specie possono pesare dai 2 grammi al 1,6 kg. Sono gli unici mammiferi in grado di volare grazie alla modificazione dell’arto superiore. Le velocità di volo sono variabili e comprese, secondo la specie, tra 16 km/h e 165 km/h. Ma possono anche correre velocemente, arrampicarsi e nuotare. Il corpo è generalmente ricoperto di una fitta pelliccia. Grazie all’ecolocalizzazione riescono ad orientarsi nell’oscurità totale. Di giorno si rifugiano all'interno di cantine e sottotetti, case abbandonate, grandi edifici storico-monumentali, fessure rocciose, cavità di alberi. Di notte invece cacciano vicino all’acqua o in aria. Secondo le specie esistono pipistrelli insettivori, carnivori, piscivori, ematofagi, frugivori, nettarivori e mangiatori di polline. Alcune sono in grado di adattarsi all'urbanizzazione imparando a cacciare gli insetti nei pressi di fonti di luce artificiali come i lampioni. Ma, in effetti i luoghi più adatti rimangono gli spazi verdi intorno ai fiumi, anche in ambiente urbano. Questi garantiscono una fonte di acqua potabile ed elevata presenza di insetti. Su scala locale, quindi, migliorare e mantenere la vegetazione sugli argini dei corsi d'acqua può portare benefici a una vasta gamma di specie di pipistrelli, riducendo nel contempo i livelli di specie vegetali invasive. Sono animali longevi che vanno in ibernazione dal tardo autunno all’inizio della primavera. In città svolgono l’importante ruolo di controllo delle popolazioni di insetti molesti e parassiti dato che sono migliaia gli insetti che ogni singolo pipistrello può predare ogni notte negli ambienti più diversi. Sono molto sensibili ai pesticidi e ciò ne fa, loro malgrado, importanti e utili bioindicatori di qualità ambientale, anche in ambienti antropizzati.

Anura Waldheim, 1813
Con Rana verde si intende un complesso di specie di difficile distinzione. Sono anfibi la cui varietà cromatica è davvero grande: il dorso è tipicamente verde, ma a volte è marrone, oppure un miscuglio tra i due colori. E’ tipica di zone umide e conduce una vita prevalentemente acquatica frequentando però anche le aree aperte, cespugliate e boscate. Si nutre generalmente di insetti come mosche, zanzare. Nei parchi e nelle aree blu periurbane può essere oggi più facile incontrarle. Le Rane si sono adattate con successo all’ambiente urbano tanto che diversi studi scientifici hanno rilevato che i maschi di città emettono, per le femmine, versi di corteggiamento più frequenti e con vocalizzi più complessi. Le rane di città sembrano quindi essere più “rumorose” di quelle che vivono in zone umide: ciò potrebbe essere giustificato dal fatto che l’ambiente urbano è più rumoroso e farsi sentire e capire più difficile, oppure che la competizione per l’accoppiamento è maggiore rispetto alle aree rurali.

Erinaceus europaeus Linnaeus, 1758
Il Riccio europeo o Riccio comune è un piccolo mammifero che solo eccezionalmente supera il chilogrammo di peso. L'olfatto è il principale senso del riccio. Il naso è grosso, nero e mobile. Nonostante le piccole orecchie seminascoste dal pelo, i ricci sono in grado di udire frequenze comprese fra i 250Hz e i 60.000Hz, quindi ben dentro gli ultrasuoni: ciò aiuta l'animale nella ricerca del cibo. Nell'area che comprende la fronte, i fianchi e il dorso, il pelo cede il posto ad aculei (peli modificati) lunghi circa 2 cm, di colore nero striato trasversalmente di bianco. In effetti gli aculei variano di colore al cambio di stagione: nelle stagioni fredde, autunno e inverno, assumono un colore marroncino più scuro rispetto alle stagioni calde, primavera ed estate, in cui presentano un colore più chiaro. Gli aculei che possono raggiungere anche il numero di 6000, sono appuntiti e cavi. Il Riccio è un animale esclusivamente notturno. Di giorno riposa tra i tronchi e le foglie cadute. Quando un riccio incontra un possibile pericolo, normalmente reagisce immobilizzandosi e drizzando gli aculei sul dorso. Se toccato si appallottola su se stesso. Tendenzialmente ha abitudini solitarie e scontrose. Fra ottobre e aprile va in letargo. E’ un animale onnivoro: si nutre di invertebrati di vario tipo come insetti, lumache, lombrichi, ragni, scorpioni, uova, rettili e anfibi. Ma non disdegna piccoli mammiferi, soprattutto topi, di cui è considerato un cacciatore spietato.

Bufo bufo Linnaeus, 1758
Il Rospo comune o Rospo europeo è l’anfibio più grande d’Europa. Ha zampe corte e muso schiacciato. La colorazione è marroncina che può tendere al rossiccio. La pelle è ricoperta di grumi simili a verruche. Sono animali poco appariscenti e solitari. La femmina è di dimensioni maggiori rispetto al maschio. Vive prevalentemente nei boschi umidi, prati e coltivi, ma anche ambienti urbani e giardini. In prevalenza notturni, di giorno tendono a nascondersi in buche o anfratti, sotto le pietre o comunque in luoghi riparati dalla luce. Si attivano al crepuscolo, trascorrendo poi la notte a caccia delle prede di cui si nutre: insetti, lumache senza guscio, lombrichi, piccoli vertebrati come i topolini. La camminata è lenta e goffa o con brevi salti. Terminato il letargo invernale, verso l’inizio di marzo i rospi si recano vicino ai luoghi di riproduzione, stagni, corsi d'acqua, pozze dove i maschi competono per accoppiarsi con le femmine. Le uova vengono deposte in fili gelatinosi nell'acqua e successivamente si schiudono formando girini. Dopo diversi mesi di crescita e sviluppo, a questi spuntano gli arti e subiscono la metamorfosi in piccoli rospi. I giovani emergono dall'acqua e rimangono in gran parte terrestri per il resto della loro vita. Il Rospo tende a tornare sempre nella stessa pozza d'acqua per riprodursi, a volte percorrendo anche diversi chilometri. Durante questi spostamenti molti individui vengono uccisi dalle automobili. Il Rospo comune è protetto dalla Convenzione di Berna per la salvaguardia della fauna minore.

Apus apus Linnaeus, 1758
Il Rondone comune o eurasiatico è un piccolo uccello migratore dal piumaggio completamente nero, tranne la gola che è biancastra. Maschi e femmine si differenziano per piccolissimi particolari. Hanno la coda biforcuta per cui vengono spesso confusi con le rondini. Tra le caratteristiche principali è bene citare l’adattamento evolutivo del piede che permette all’uccello di aggrapparsi saldamente alle pareti verticali e alle sporgenze, oltre che a costituire un importante strumento di attacco e difesa. Trascorre la maggior parte del suo tempo in aria dove si alimenta, si accoppia e dorme. Il Rondone comune si nutre di aeroplancton, cioè di insetti aerei e di invertebrati non volatori dispersi dal vento a grandi altezze alcuni dei quali sono nocivi per l’agricoltura e l’uomo, come i nematoceri che comprendono, tra gli altri, la zanzara tigre. Vive in città e paesi soprattutto con centri storici ricchi di cavità. Qui costruisce il nido con materiale raccolto in aria e posto all’interno di cornicioni, coppi, buche pontaie, cassettoni delle persiane. Spesso formano coppie stabili nel tempo fino a quando uno dei due partner muore. Ogni anno la coppia puntualmente si ritrova, dopo aver migrato e svernato separatamente, sempre nello stesso luogo di riproduzione. Non tutto si sa ancora sui Rondoni comuni. E’ infatti allo studio il modo in cui l’uccello si riposa in volo. Alcune ipotesi suppongono un sonno alternato dei due emisferi cerebrali oppure la presenza di una terza fase durante la quale i nidiacei tengono entrambi gli occhi aperti a metà.

Sciurus vulgaris Linnaeus, 1758
Lo Scoiattolo rosso è un roditore di media taglia, autoctono dell’Europa e dell’Italia. La sua pelliccia mostra una grande variabilità di colori dal rosso fulvo, al marrone-rossastro al nero; ma la parte inferiore del corpo è sempre bianca. Ha una coda molto lunga che lo aiuta nell’equilibrio, a mantenere il calore durante il sonno, e ad attirare le femmine nel periodo riproduttivo. Vive prevalentemente sugli alberi. E’ specie onnivora: è ghiotto di semi e frutti di conifere che rosicchia con i potenti incisivi, ma a seconda dell’habitat si nutre anche di semi e frutti di latifoglie, castagne e noci di cui fanno provvista durante la stagione estiva, immagazzinandoli in luoghi sicuri. Non disdegna anche i frutti freschi, funghi e tartufi, e persino di larve e adulti di insetti, nonché di uova di uccelli. L'animale rimane attivo anche durante la stagione invernale; solo in caso di consistenti e prolungate nevicate si rifugia nel proprio nido per più giorni consecutivi. In Italia è in netto declino a causa dell'introduzione di una specie alloctona, lo scoiattolo grigio nordamericano "Sciurus carolinensis" introdotta accidentalmente nel 1948, che si sta espandendo rapidamente con il rischio concreto di estinzione almeno in alcuni ben definiti areali. L’incompatibilità tra le due specie non è dovuta all’aggressività fisica del grigio verso il rosso, quanto piuttosto a quella che viene definita tecnicamente “esclusione competitiva”: lo scoiattolo rosso e lo scoiattolo grigio sono entrambi arboricoli e diurni, consumano le stesse risorse alimentari e producono un numero simile di piccoli negli stessi periodi dell'anno. Per le sue capacità di disseminare e abbandonare semi e spore, lo Scoiattolo rosso svolge un importante ruolo nella tutela della biodiversità forestale, consentendo un adeguato ed efficace processo di rinnovamento forestale.

Coloeus monedula Linnaeus, 1758
La Taccola è un piccolo corvide dalle abitudini gregarie, con un piumaggio quasi interamente nero lucido. E’ facile osservarle spostarsi in gruppo alla ricerca di cibo. Nidifica sui monumenti. La specie normalmente vive in ambienti rupestri, nelle campagne alberate e la sua espansione nelle città italiane è da attribuire al fatto che qui trova condizioni ideali: alta densità di colombi di cui preda i pulcini, ridotta pressione predatoria e ampia disponibilità di siti idonei alla nidificazione. La Taccola è monogama: le coppie rimangono insieme tutta la vita e all’inizio della stagione riproduttiva i partner, per rinsaldare la relazione, si nutrono e si ripuliscono il piumaggio a vicenda. Specie onnivora si alimenta oltre che di invertebrati che cattura per lo più sul terreno, di semi e bacche, resti di cibo umano nelle città e non disdegna predare le uova e i nidiacei di altre specie. E' protagonista del celeberrimo libro “L’anello di Re Salomone” dell’etologo austriaco Konrad Lorenz. Qui l’autore ne descrive dettagliatamente il comportamento sociale. A dare le mosse alle sue riflessioni era stata la Taccola Cioc che l’etologo aveva allevato fin dalla schiusa dell’uovo e che si era attaccata a lui come a un genitore putativo. Nacque da queste osservazioni, poi approfondite ed elaborate, la teoria dell’imprinting che lo ha reso noto anche a un pubblico di non addetti ai lavori.

Testudines Linnaeus, 1758
Con il termine comune di Tartarughe si comprendono le molteplici specie d'acqua dolce e terrestri. Al di là della definizione tassonomica, le tartarughe che si possono incontrare nelle nostre aree verdi e blu sono generalmente di piccole e medie dimensioni. Sono dotate di un guscio protettivo molto resistente: la parte superiore di questa "corazza" prende il nome di carapace, quella inferiore è detta piastrone. La distinzione tra i sessi è definita dalle dimensioni complessive dell’animale e dalla convessità del piastrone. Le Tartarughe non hanno denti ma un becco che utilizzano per triturare in piccoli pezzi il cibo. Le specie acquatiche sono generalmente onnivore: carnivore da giovani (insetti, vermi, gamberetti, piccoli pesci), prevalentemente vegetariane da adulte. In acqua riescono a raggiungere gli 8km/h di velocità. Le terrestri sono più erbivore con una dieta che varia dalla frutta (mele e fragole) alla lattuga, cavolo, funghi, radici e verdure. Sono molto lente durante lo spostamento. Basse temperature e minore disponibilità di cibo inducono le Tartarughe ad andare in letargo. Tra ottobre e novembre e fino a marzo-aprile, sia quelle di acqua dolce che quelle terrestri diminuiscono la loro attività e vanno in cerca di un luogo sicuro per affrontare l’inverno. Questo può essere rappresentato rispettivamente da un riparo nei pressi della riva senza sotterrarsi o nel fondo dello stagno, oppure una tana scavata nel terreno.

Streptopelia decaocto Frivaldszky, 1838
La Tortora dal collare, originaria dell’Asia meridionale, si è adattata progressivamente a vivere a fianco dell’uomo nelle città di tutta Europa. In Italia vive principalmente in pianura e lungo le coste nelle aree urbane con parchi e ricche alberature. Ha un bel piumaggio color caffellatte, leggermente più scuro sul dorso; le ali hanno l’apice bruno scuro e in volo la coda appare bianca a base nera. Sul collo spicca uno stretto collarino nero, che dà il nome alla specie. Molto confidente si alimenta al suolo, spesso sulle mangiatoie, e si abbevera nelle fontanelle dei giardini e negli abbeveratoi degli animali da cortile. La sua dieta è costituita per lo più da semi e piccoli frutti, ma in alcuni periodi dell’anno è integrata da insetti e altri piccoli invertebrati. Nidifica in parchi, giardini e alberature dove costruisce un rozzo nido di rametti sugli alberi e talora su manufatti come impalcature e tettoie. Al di fuori del periodo riproduttivo ha un comportamento gregario e si può osservare anche in stormi di centinaia di individui. Il suo monotono canto, facilmente riconoscibile, accompagna le giornate primaverili ed estive. All'inizio del XX secolo la Tortora dal collare era presente in Europa soltanto all'estremo sud-est della Penisola balcanica. Successivamente ha ampliato in modo spettacolare il suo areale di distribuzione colonizzando tutto il continente e raggiungendo in tappe successive la Scandinavia, le Isole britanniche e la Penisola Iberica. In Italia la prima segnalazione è stata fatta nel 1947.

Vespula vulgaris Linnaeus, 1758
Con il nome generico di Vespa si indicano solitamente insetti che vivono in colonie più o meno numerose, con regina (fertile), operaie e maschi. La Vespa più comune nei nostri climi è la Vespula vulgaris che frequenta i giardini, i parchi e anche gli ambienti acquatici quando è in cerca di acqua. Il corpo presenta una accentuata divisione fra torace e addome. Quando è in volo emette un suono stridulo e acuto. La maggior parte delle Vespe non sopravvive alle rigide temperature invernali e muore. Soltanto le giovani regine fecondate vanno in letargo perché “programmate” per resistere in luoghi riparati e attendere la primavera successiva per iniziare un nuovo ciclo. La Vespa può pungere più volte in quanto la struttura del pungiglione, liscio e dritto, permette loro di estrarlo senza conseguenze mentre il soggetto punto avvertirà prurito e si formerà un ponfo. Una puntura di Vespa, in generale, non è pericolosa. Nella maggior parte dei casi causa dolore e arrossamento. La Vespa è onnivora. Infatti si ciba di insetti ed è attratta dalla frutta matura e da bevande zuccherine e gassate, liquidi dolciastri, tanto da infilarsi spesso all’interno di bottiglie di aranciata o vino. Per procurarsi il cibo non esita ad attaccare e a spostarsi dal nido anche di parecchie centinaia di metri, fino a superare il chilometro.

Vulpes vulpes Linnaeus, 1758
La Volpe o Volpe rossa è un mammifero carnivoro che negli ultimi anni si è molto spesso avvicinato alle periferie cittadine per cercare cibo e allontanarsi dai cacciatori. Vive solitamente in coppia o in piccoli gruppi. Il mantello è di colore bruno-rossastro; gli arti corti ma forti, tali da permettere all’animale di compiere balzi e scatti necessari per una buona caccia. Durante l’estate per effetto della muta da folto e luminoso, il mantello diventa chiaro e rado. E’ animale onnivoro e grande opportunista. Si ciba prevalentemente di piccoli roditori, ma caccia anche conigli, uccelli terricoli, rettili, invertebrati e giovani ungulati; non disdegna frutta e vegetali. È in grado di cacciare prede di diverse dimensioni. Ha un udito molto sensibile che l’aiuta per procurarsi il cibo, mente grazie all’olfatto riconosce gli individui della propria colonia e il suo territorio. E’ animale notturno, ma può essere attivo durante il mattino e il crepuscolo. Vive in tane scavate sottoterra dove partorisce, una volta l’anno, fino a otto cuccioli. Può vivere oltre dieci anni. Il suo punto debole è la regolarità degli spostamenti: percorre ripetutamente lo stesso percorso ed effettua gli stessi appostamenti tutte le sere a orari molto simili. Ma è ugualmente capace di adattarsi con successo ad ambienti diversi mutando il proprio comportamento in base al cambiamento delle condizioni ambientali.
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