Le attività umane domestiche, industriali o agricole, richiedono ed utilizzano grandi quantità di acqua che, per poter essere restituita all'ambiente, deve necessariamente essere sottoposta ad un idoneo trattamento depurativo e ad un monitoraggio costante, al fine di tutelare le acque superficiali e sotterranee dall’inquinamento.
Le acque reflue prodotte, infatti, possono arricchirsi di sostanze organiche e inorganiche potenzialmente dannose sia per gli ecosistemi acquatici che per la salute umana.
In base alla loro origine, la norma nazionale (D.Lgs. 152/06, Parte Terza, Art. 74) distingue le acque reflue in:
- acque reflue urbane: acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento convogliate in reti fognarie, anche separate, e provenienti da agglomerato;
- acque reflue domestiche: acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche;
- acque reflue industriali: qualsiasi tipo di acque reflue scaricate da edifici o impianti in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni, diverse dalle acque reflue domestiche e dalle acque meteoriche di dilavamento.
Per ciascuna tipologia di acque, la normativa disciplina le modalità di autorizzazione, gestione e controllo degli scarichi, individuando i soggetti competenti.
A livello locale, il quadro normativo di riferimento è rappresentato dalla “Direttiva tecnica regionale in materia di scarichi di acque reflue” (DGR n. 627 del 7 maggio 2019), che attua quanto previsto dalla norma nazionale, anche in risposta alle problematiche evidenziate dai Piani di settore.
In tale contesto, ARPA Umbria svolge attività di monitoraggio ordinario e straordinario degli scarichi di acque reflue urbane e industriali e si occupa della gestione ed aggiornamento del Catasto degli scarichi della Regione Umbria, strumento chiave per la conoscenza degli scarichi idrici autorizzati nel territorio regionale.